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PAGHE: Libro Bianco del Lavoro
(18/05/2009)
Lavoro autonomo nel Libro Bianco. L’importanza del lavoro autonomo nell’ambito dell’economia e del mercato del lavoro italiano ha assunto nel tempo un ruolo fondamentale. Le professioni ordinistiche, soprattutto, offrono ogni anno un importante sbocco al lavoro per le giovani generazioni, alternativo al lavoro dipendente. Nel tempo, le professioni hanno assunto un ruolo sociale sempre più rilevante; sono divenute il mezzo di collegamento tra società e mondo del lavoro, tra imprese e lavoratori, tra Istituzioni e società civile. È importante approfondire il significato delle professioni nell’ambito delle evoluzioni del concetto di lavoro, di economia e di diritto del sistema Italia, promuovendo e sviluppando la consapevolezza del contributo che il professionista può fornire per il beneficio di tutta la comunità. Ad esempio, per i Consulenti del Lavoro il centro dell’attività non è solamente il mero guadagno personale ma l’interesse ed il beneficio della persona (l’uomo fulcro delle attività professionali), siano essi imprenditori o lavoratori. Dal 2005 al 2008, gli iscritti agli Albi, che al 31dicembre 2008 erano 1.968.000 di persone, hanno avuto un incremento del 7.7%, quindi un inserimento di forze di lavoro più che significativo; gli occupati (lavoratori dipendenti) in totale, invece, sono cresciuti del 3.7%. Le percentuali indicate sono lo specchio della dinamicità dimostrata dalle professioni rispetto al lavoro dipendente. Inoltre, la crescita delle percentuali di iscrizione agli Albi professionali è stata costante; ad esempio, gli iscritti all’Albo dei Consulenti del Lavoro sono passati dai 17.022 del 1996 ai 22.255 del 2007. Il reddito medio IRPEF dei lavoratori autonomi nel 2006 era di 36.388 euro, rispetto ai 19.129 euro dei lavoratori dipendenti ed ai 18.324 euro della media nazionale. Tra gli iscritti agli ordini professionali vi sono anche quelli che decidono di esercitare la professione come lavoratori dipendenti. Essi, nelle rispettive organizzazioni, costituiscono la componente di punta del sistema delle conoscenze e al tempo stesso, in virtù delle loro competenze, appartengono ad una comunità professionale riconosciuta. Il lavoro professionale autonomo offre un volume di occupazione rilevante; posto che la dimensione media degli studi professionali italiani è di tre persone, compreso il titolare, si tratta di 1.770.000 persone occupate. Questo significa che non ci sono barriere all’accesso e che, viceversa, lo spazio per i giovani e le donne (il 36,1% del totale degli iscritti) è garantito. E questo è l’obiettivo principale per il futuro che molti Consigli Nazionali degli Ordini professionali, in primis il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, hanno posto nei propri programmi: essere una valida scelta per il futuro di un giovane laureato. L’avvicinamento ed il coinvolgimento delle professioni all’interno del mondo accademico è fondamentale per garantire la giusta formazione per intraprendere una professione. E gli anni di pratica, essenziali per poi effettuare l’esame di abilitazione per l’esercizio della professione, devono offrire solo l’ulteriore specializzazione per i nostri giovani. Sarebbe opportuno che si analizzino riforme mirate per la realizzazione della pratica professionale anche durante il percorso di studi universitario. Bisognerebbe esaminare, inoltre, misure economiche e fiscali per facilitare l’apertura di nuovi studi professionali da parte di giovani, come è stato realizzato per l’incentivazione dell’imprenditoria giovanile. Ciò ad ulteriore dimostrazione che le professioni non sono una casta chiusa che costringe i giovani ad anni di lavoro dipendente presso i vecchi professionisti affermati sul mercato. Per garantire sempre un lavoro di qualità, sempre aggiornato e pronto ai continui cambiamenti normativi, fiscali e contabili di una società sempre più aperta e globalizzata, bisogna garantire una formazione continua durante l’intero percorso professionale. Infine, è fondamentale garantire ai professionisti una previdenza adeguata ed un nuovo sistema di welfare professionale che contribuisca ai bisogni dei lavoratori (indennità di maternità, congedi parentali, facilitazioni per la successione degli studi professionali, misure compensative in momenti di crisi,ecc.). PROPOSTE 1. Collegamento tra Università e mondo delle professioni; 2. Incentivi per l’apertura di nuovi studi professionali; 3. Formazione continua per i professionisti per un lavoro contraddistinto dalla qualità; 4. Riconoscimento del ruolo sociale delle professioni come mezzo di collegamento tra imprese e lavoratori, ma anche tra Istituzioni e cittadini; 5. Studio di una nuova previdenza e di un nuovo sistema di welfare per i professionisti; 6. Equiparare l’importanza del lavoro autonomo al lavoro dipendente. MEC/dt
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