PRIVACY: Accesso ai dati nella Pubblica Amministrazione (11/04/2005)

Uno studio legale ha chiesto all’ufficio anagrafe di questo comune di effettua re una ricerca e conseguentemente dichiarare quali siano gli eredi di determinate persone decedute. È legittima tale richiesta?
La richiesta può essere riscontrata con alcune precauzioni. L’articolo 59, Dlgs 196/03 stabilisce che i presupposti, le modalità ed i limiti per l’esercizio del diritto di accesso a documenti amministrativi contenenti dati personali restano disciplinati dalla legge 241/90 nei limiti in cui i suddetti documenti non concernano dati idonei a rivelare lo stato di salute o la vita sessuale, ossia nei limiti in cui non riguardino dati sensibili. La giurisprudenza è concorde nell’escludere che i certificati anagrafici riguardino dati sensibili, per cui secondo i principi generali posti dalla richiamata legge 241/90, ciascun privato, quindi anche lo studio legale di cui al presente quesito, potrà accedervi, purché abbia un interesse giuridicamente rilevante all’accesso. Nel caso che si esamina, la sussistenza di tale interesse può dimostrarsi mediante l’esibizione della procura rilasciata da un soggetto interessato alla ricerca al fine di esercitare propri diritti. Quindi, non v’è dubbio che lo studio legale possa chiedere all’ufficio comunale competente copia di certificati contenenti dati anagrafici, come, ad esempio, il certificato di stato di famiglia, ma ovviamente l’ufficio di anagrafe sarà obbligato soltanto entro i limiti delle proprie competenze istituzionali. Ciò sta a significare che una cosa è richiedere all’ufficio di anagrafe di accedere a documenti amministrativi ivi contenuti e magari estrarne copia, altra cosa è chiedere al medesimo ufficio la specifica indicazione degli eredi di un defunto.